Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro di una nuova politica.

Le elezioni di Berlino, infatti, con la riconferma del sindaco socialista in carica, Klaus Wowereit, non ci dicono, semplicemente, che la sinistra è viva.
Ma che i cittadini e le cittadine dell’Europa hanno una grande voglia di partecipazione che si mobilita, in autonomia, attraverso nuovi strumenti di rappresentanza. Mentre la forma partitica tradizionale ovunque sembra logora, i cittadini, dal basso, chiedono a gran voce alla politica di partecipare alla cosa pubblica attraverso nuove modalità: e i politici hanno il dovere di ascoltare.
I tanti movimenti, comitati e associazioni spuntati come trincee resistenziali in questi anni di berlusconismo dimostrano che l’attivismo politico è un fenomeno plurale che non può essere ricondotto esclusivamente ai partiti.
In Italia, c’è chi non l’ha capito ancora: si bollano come antipolitica e populismo i nuovi fermenti, in una sorta di difesa d’ufficio della nomenklatura.
Invece, la voglia di partecipazione, soprattutto dei giovani, che con il reflusso post 68 sembravano essersi rifugiati nel privato, in una sorta di ripiego intimistico, è enorme.
La vittoria di Klaus Wowereit, infatti, con la grande affermazione del Partito pirata e dei Verdi, a Berlino, ci suggerisce che è, appunto, questa nuova forma di mobilitazione ad attrarre i cittadini.
Il Partito pirata, infatti, ha registrato ben il 39;8,9% dei consensi. I “pirati” sono organizzati, in realtà, come un movimento “liquido”, non secondo la forma accentrata tradizionale.
Si tratta di un movimento che ha un’agenda che possiamo definire di sinistra in senso lato, ma che è anche molto di più: qualcosa di nuovo. Questo lo penso non perchè credo che i termini destra e sinistra non vadano più bene, o perchè i partiti siano un vecchio arnese novecentesco da dismettere. Destra e sinistra, semplicemente, non bastano più a spiegare i fenomeni politici e i partiti non possono esaurire la voglia di mobilitazione dei cittadini.

I “pirati” chiedono più libertà sul web, l’abolizione del copyright nella cultura e nell’arte e la limitazione dei diritti proprietari delle società farmaceutiche sui medicinali; si tratta di un’agenda liberale espressione di quel consumerismo che è gemmato in questi anni e per il quale i consumatori non vogliono essere oggetti passivi delle dinamiche di mercato ma soggetti attivi. Rivendicando, anche, che web, cultura e salute non possono essere sottoposti interamente alle dinamiche mercantili.

Gli stessi Verdi, che alle elezioni berlinesi hanno racimolato un sostanzioso 17,6%, sono antesignani di quella nuova stagione dei diritti di cittadinanza che, negli anni 70, ha portato l’ambiente al centro dell’agenda politica.

Che i “pirati” rappresentino il nuovo, d’altronde, è chiaro: gli iscritti sono giovani, in media trentenni, alfabetizzati o con titoli di studio superiore.

Ma i nuovi valori e le nuove politiche che vengono dal basso hanno, oramai, cambiato anche la politica tradizionale, almeno in Germania. Nella coalizione berlinese, anche i socialisti dell’Spd e gli ex comunisti della Linke rappresentano qualcosa di diverso e nuovo.

In fin dei conti, sono felice di vedere come quanto vado ripetendo da anni sia stato fatto fruttuosamente a Berlino. Includere, non escludere, aprire gli spazi della partecipazione politica, coinvolgere movimenti e comitati che affianchino i partiti, non li sostituiscano.

E’ quello che già stiamo facendo a Napoli, con la mia sindacatura, dove abbiamo deciso di istituire le assemblee di popolo, proprio per coinvolgere le nuove forme di rappresentanza.

C’è vita a sinistra, ed un’altra politica è possibile.

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