Le donne rappresentano l’avanguardia politica e culturale. La rappresentano anche nel nostro paese. E da sempre. Da sindaco di Napoli, penso subito al ruolo che hanno rivestito ne Le quattro giornate cittadine contro l’occupazione nazifascista; penso poi al movimento degli anni ’70, quando lottarono per il riconoscimento dei loro diritti, come quello alla maternità consapevole e al divorzio; da politico, penso infine alla recente mobilitazione di “Se non ora quando” contro la riduzione della donna a solo corpo acquistabile, pagina finale del regime dell’ “utilizzatore finale”. Oggi 25 novembre, giornata mondiale istituita dall’Onu per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Consiglio comunale di Napoli è stato dedicato a questo tema, scrivendo così una pagina di uguaglianza e democrazia che deve essere scritta ogni giorno dell’anno, da tutti/e noi ed in ogni ambito. Privato e pubblico, in famiglia e nei posti di lavoro. Perchè la violenza sulle donne si manifesta attraverso molti, troppi deplorevoli volti: fisica, psicologica, sessuale, ma anche economica.

Violenza che nella maggior parte dei casi non viene denunciata e non è conosciuta, perchè avviene dentro le mura domestiche, soprattutto nelle sue forme più gravi, scoraggiando le donne che per pudore scelgono il silenzio. Violenza che coinvolge ogni fascia sociale e culturale, trasformandosi per tanto in piaga endemica della nostra società. Una piaga che va debellata in primis con una operazione di educazione culturale e civica, che si affianchi ad una legislazione seria che abbia certa applicazione. C’è poi, come dicevo, la violenza economica. Nel mondo del lavoro, infatti, permane la discriminazione delle donne, che pure in questi anni hanno scalato con coraggio e impegno le istituzioni, le aziende, le università, gli ambiti delle professioni e dello studio insomma.

Quando parlo di discriminazione economica e lavorativa, penso all’infamia del licenziamento in bianco e al diritto scoraggiato alla maternità, penso al fatto che non esiste un’equiparazione dei salari con i loro colleghi, penso al dato che le vede attualmente pagare la crisi due volte, penso al sistema previdenziale per loro così discriminante perchè vittime della discontinuità lavorativa più degli uomini. Si deve dunque contrastare la violenza fisica e psicologica di natura privata, ma anche quella sociale, perchè si deve rompere il “tetto di cristallo”. Domestico e non solo.

Previous post

FINMECCANICA, SARO' A PROTESTA CONTRO LADRI STATO

Next post

In piazza per l'acqua, Napoli c'e'.