“Io considero il Movimento 5 Stelle come una risorsa, ma Beppe Grillo deve capire che non può considerarsi l’Unto del Signore. Non è lui l’unico depositario della verità: c’è uno spazio per un nuovo progetto che può vincere le elezioni.”Luigi de Magistris è appena uscito dal Quirinale dove ha parlato della “sua” Napoli. Ma è convinto che tra sei mesi la “sua” lista potrebbe tornare da Napolitano con la vittoria in tasca. Entro Natale ci saranno nomi e simbolo. L’unica certezza, per ora, è che avrà un riferimento all’arancione, il colore del Movimento che ha scelto per la sua corsa a sindaco di Napoli e che ancora oggi porta legato al polso come portafortuna.

Sindaco, la sua idea di una lista circola da mesi, non teme che sia troppo tardi e che nel frattempo quel mondo a cui guardava se lo sia già preso Grillo? No, non credo proprio. Siamo in una fase di evoluzione talmente rapida che tutto può succedere. Basta vedere quello che è successo all’Italia dei Valori: chi se lo aspettava fino a tre giorni fa che sarebbe stata travolta da un terremoto del quinto grado della scala Richter? Va dritto al punto.

Ha ragione Di Pietro a dire che quel partito è morto? Sicuramente una fase si è chiusa. Io credo che l’intuizione più lungimirante che deve avere Antonio Di Pietro è comprendere che l’energia politica adesso è fuori dai partiti: è in quel mondo che ha fatto la battaglia per i referendum, è tra i sindaci, è tra chi ha combattuto le riforme della Gelmini e della Fornero. È il mondo che vuole unire lei. Non basta più aprire, come aveva fatto l’Idv, a esponenti della società civile e farli eleggere nelle liste di partito. Serve uno smottamento complessivo, che è già in atto e che serve per il cambiamento del Paese. Di Pietro l’opposizione l’ha fatta, i referendum pure.

Perché ha fallito?Non ha affrontato in modo chiaro e netto la questione morale, non ha aperto ai più giovani, ha proseguito con una gestione verticistica del partito. Io lo capisco, doveva fare sintesi tra l’ala più moderata dell’Idv e quella più movimentista. Ma poi è venuto il caso Maruccio. E Maruccio non è Scilipoti, non è Razzi… È uno che Di Pietro conosceva bene.

Tra voi ci sono stati molti scontri. Adesso in che rapporti siete? Io non dimentico che Antonio in un momento di grandissimo isolamento mi ha teso la mano. Gli sono profondamente legato. In questo periodo ci siamo scambiati molti sms, ma lo vedo molto provato, deve trovare dentro di sè la forza di lottare.

Lei la mano gliela tende? Servono segnali chiari. Chiudere quell’esperienza e pensare a un progetto fuori dai partiti. Se si avviluppa un’altra volta su se stesso rischia grosso. Grillo lo candida alla presidenza della Repubblica.

È una provocazione? No, è una proposta interessante, fatta da chi ormai fa politica. Il Capo dello Stato lo elegge il Parlamento e Grillo in Parlamento ci sarà. Però pensiamo a una cosa alla volta. Pensiamo al prossimo presidente del Consiglio, per esempio.

Lei che nome propone? Alle primarie del centrosinistra voterà? Nomi non ne faccio, lo so come va a finire. Né tantomeno ho intenzione di votare alle primarie. Non mi appassionano. Mi sembrano una lotta muscolare, una conta.

Lei si candida? No, io resto a fare il sindaco. Ma ho trovato tante persone disposte a metterci la faccia. All’inizio c’era un po’ di diffidenza, ora comincia a costruirsi un’alleanza tra i non allineati al sistema. La sorpresa è che stiamo vedendo tante persone che hanno voglia di partecipare alla conquista dei palazzi e di aprire quelle finestre per fare uscire il puzzo del compromesso morale.

Ci sono anche esponenti della Fiom? Con loro il dialogo esiste a prescindere dalla campagna elettorale, ma sono convinto che la Fiom dirà la sua. Così come credo che una lista civica possa prendere voti anche dai moderati, dai liberali, da quella destra che non si riconosce in Berlusconi.

Grillo sarà mai disponibile ad allearsi con voi?Alleanza è un termine prematuro. Ma io da sindaco tante battaglie dei 5 Stelle le sto già facendo. Confrontiamoci su questo. Per ora avviamo il dialogo, in futuro chissà.

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