L’antipolitica nel paese non esiste. Esiste desiderio di nuova politica. La gente vuol partecipare. Vado a Via d’Amelio da 5 anni e ci andrò sempre. Via d’Amelio mi ha dato tantissimo quando ero un pm isolato. Per i magistrati, come per i magistrati di Palermo, è importante sentire l’affetto del paese, non è ricerca del consenso ma è quello che dicevano Falcone e Borsellino quando affermavano ‘la gente fa il tifo per noi’.

Oggi al dibattito “Crisi, governare l’emergenza”, organizzato nell’ambito della Festa de Il fatto quotidiano a Marina di Pietrasanta. Con me presenti Emiliano (sindaco di Bari), Orlando (sindaco di Palermo), Cosimi (sindaco di Livorno), Civati (consigliere regionale Pd Lombardia), Lombardi (sindaco di Pietrasanta). I sindaci, in questo momento difficile, rappresentano la tenuta democratica perché sono eletti direttamente dal popolo, perchè amministrano senza soldi, perchè guardano quotidianamente le sofferenze negli occhi dei cittadini. Vogliamo allora portare la nostra esperienza a livello nazionale e dare risposta alla voglia di partecipazione della società.

Voglio fare qualche esempio di questa grande voglia di partecipazione dal basso: attualmente, in Consiglio comunale a Napoli, la lista civica che mi ha sostenuto in campagna elettorale è il secondo soggetto politico, mentre le decisione della giunta cerchiamo di prenderle dopo le consultazioni con i cittadini e le consulte del popolo. Si tratta di una esperienza che va raccontata nazionalmente, perchè le eseperienze dei sindaci vanno raccontate. Allora, proponiamo un movimento politico che riguarda le persone, dove noi sindaci vogliamo dare il nostro contributo. Come sindaci cerchiamo di unirci al di lá della contingenza elettorale perché il momento è difficile”. Su Pisapia e la sua marcia indietro? “Il dialogo si porta avanti con le donne e gli uomini, perché i movimenti rivoluzionari sono stati fatti dal popolo, quindi dalle donne e dagli uomini. Ecco noi lavoriamo a questo tipo di movimento politico nazionale che, quindi, non è la lista dei sindaci. Se però si chiede a Pisapia cosa pensa della lista dei sindaci, è normale che lui si dica contrario. Ma noi vogliamo un’altra cosa: un movimento politico della società civile, non legato alla scadenza elettorale, dove noi diamo il nostro contributo di amministratori. Se i segretari dei partiti sanno cogliere questa opportunità che il movimento civile e i sindaci rappresentano, io allora li sostengo. Ma se non lo fanno, proponendo ammucchiate allargate oppure sommatorie algebriche di sigle, allora io personalmente non ci metto la faccia.

Il movimento 5 stelle lo rispetto. È stato forte ,però, dove non c’è stata alternativa politica credibile. Le sue proposte sono interessanti ma manca la proposta politica di cambiamento del e per il paese. Temo che giá sia stata stretta una alleanza allargata per il governo nella fase del dopo Monti e che i cittadini siano quindi trattati come stupidi, presi in giro. La grande coalizione è una risposta di paura al cambiamento, alla pagina dei referendum e a quella delle elezioni amministrative di Napoli, Milano, Cagliari e Palermo.

Le attuali politiche liberiste e l’elezione del presidente della repubblica sono elementi che mi lasciano capire che si vuole far continuare l’ attuale scenario. Noi sindaci dobbiamo e vogliamo dimostrare che i servizi devono restare pubblici per garantire efficienza, trasparenza e risparmio.

A Napoli la Spa dell’acqua è stata trasformata in soggetto pubblico, perchè l’acqua non è dei privati, dei governi o dei sindaci, ma appartiene ai cittadini, ed infatti una loro rappresentanza è inserita nel cda della nostra società pubblica dell’acqua. Per i rifiuti, abbiamo subito contrastato la politica delle privatizzazioni, dei subappalti e delle esternalizzazioni, perchè se un comune mette a gara un servizio, ora solo le mafie hanno liquidità per vincere il bando. Non significa ovviamente demonizzare i privati, ma serve una economia dal basso sul modello della esperienza dell’America Latina, e pensare a favorire gli imprenditori che fanno profitto sociale valorizzando i beni comuni.

Il Comune di Napoli ha avuto circa 500 milioni di euro di tagli tra governo Berlusconi e quello di Monti, quindi non abbiamo soldi, ma abbiamo per esempio le proprietà immobiliari: allora abbiamo deciso di affidare pezzi di città a giovani, associazioni e comitati. Abbiamo, poi, deciso di creare una banca del popolo, cioè di cittadini e di dipendenti comunali, che raccolga il risparmio e poi lo investa in attività sul territorio.

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