Napoli è un crocevia fondamentale per chi attraversa il Mediterraneo da sud verso nord. A Napoli i migranti trovano un alloggio a buon mercato più che altrove. Sempre a Napoli è possibile arrangiarsi con lavoretti di fortuna.

La città diviene quindi naturale alleata per chi da altri paesi cerca in Europa una possibilità di osmosi sociale. Questa alleanza mi piace considerarla come la principale caratteristica che la città sa offrire ai migranti che ospita.

E vorrei pensare Napoli non tanto come città multiculturale, ma come città di alleanze. Il ripetuto uso della parola “multiculturalismo” sminuisce il significato della parola cultura. L’abuso di “multiculturalismo” sottintende che le culture siano impermeabili, non mutevoli.

Che le culture, fra di loro, possano solo scontrarsi nei momenti di difficoltà o, al massimo, convivere in tempi di pace e magari integrarsi. Penso invece che nella definizione di cultura in generale, e di cultura napoletana e meridionale in particolare, l’idea di meticciato, di commistione e di contaminazione sia maggiormente implicita di quanto, d’abitudine, andiamo sostenendo.

Una cultura è come una lingua, in perenne divenire, mutevole, soggetta alla mescolanza e alla fascinazione di altri idiomi. In questo la lingua napoletana rappresenta una prova lampante di commistione continuata . La cultura è per definizione plurale, a meno che non voglia chiudersi in se stessa per poi morire. Per paura di questa pluralità intrisa nella parola cultura, come nella lingua, inventiamo definizioni come multiculturalismo, integrazione e identità. Priviamo queste parole del loro significato originario e spesso, dai politici soprattutto, vengono usate più per rivendicare una distanza che per colmare un vuoto. Le conciliazioni, o le riconciliazioni, non sono imponibili con la forza. Questa crea solo distanze e baratri.

Dico questo pensando a quanto questa amministrazione sta facendo per i migranti, che sono una identità fondamentale della cultura napoletana. L’Amministrazione di Napoli difende il diritto dei profughi libici a una giusta accoglienza, e lo fa considerando il dato non occultabile che quell’esodo è stato generato da una guerra che ha visto il suolo italiano coinvolto.

L’Amministrazione sta elaborando una carta di servizi per chiunque nasce a Napoli da accompagnare a una cittadinanza onoraria. Sempre l’amministrazione sta mettendo a punto un piano mercatale che riconosce all’ambulantato migrante il ruolo che gli spetta nei nuovi equilibri di economia cittadina. In questo piano troverà definitiva legittimazione il mercato di Via Bologna, luogo storico della comunità centro africana che ha saputo, nel corso degli anni, guadagnarsi legittimità.

Dico questo perché respingo al mittente le improvvisate critiche di razzismo rivolte a questa Amministrazione. Come in ogni cambiamento radicale possono accadere temporanei intoppi, ma questi sono poca cosa rispetto la portata di benefici che insieme alla comunità migrante stiamo fondando.

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