Le megalopoli e le città sono le protagoniste dell’epoca contemporanea. E in questo solco, l’Italia e Napoli, la città che amministro, devono giocare un ruolo da protagonista. Confronti, idee ed ambizioni si stanno delineando in questi giorni a Napoli, in occasione del World Urban Forum (Wuf), promosso dall’agenzia delle Nazioni Unite “Habitat”, che per la prima volta ha scelto una città non capitale per ospitare questo simposio. E’ la dimostrazione che Napoli è una capitale di fatto; come tante altre metropoli, oramai.

Nel 1910, solo il 10% della popolazione mondiale risiedeva nelle città, che erano fondamentalmente le capitali degli Stati. Nel 2008, la metà della popolazione si era spostata nelle aree urbane e, entro il 2050, il 75% degli abitanti del nostro pianeta vivrà in queste nuove megalopoli. Grandissime città, ricche di opportunità ma anche di rischi.Ci troviamo di fronte ad una nuova urbanizzazione, con meno organizzazione rispetto a quella che ha vissuto l’Occidente, in occasione della I e II Rivoluzione industriale, ma con più opportunità.Quella è stata una rivoluzione nazionale, “local”. Gli anni Duemila sono stati quelli della globalizzazione.

Le città, invece, saranno i pilastri dell’epoca “glocal”, dove il locale incontrerà il globale. A differenza delle vecchie capitali come Londra o Parigi, le nuove megalopoli sono localizzate soprattutto nel Sud del mondo, sono scarsamente funzionali, si presentano come agglomerati sterminati, con problemi enormi da gestire: vivibilità, infrastrutture, crescita sostenibile. A Kinshasa, le piogge possono portare all’esondazione delle fogne e al rapido propagarsi di malattie; al Cairo, la fuga dei popoli dalle campagne ha portato all’occupazione dei cimiteri, che sono stati trasformati in residenze abusive, note con il macabro nome della “città dei morti”. Gli slum di Mumbai sorgono sulle discariche abusive di rifiuti informatici che l’Occidente spedisce in India, dove la popolazione recupera i materiali ed allestisce un’operosa industria del riciclo, ma con costi sanitari altissimi; un’economia non dissimile a quella praticata in Europa dai Rom, dove molti bambini sono dediti a bruciare pneumatici, e a respirare fumi cancerogeni, per recuperare e vendere le anime di rame che attraversano la gomma. In Sud America, gli antichi “zocalo”, cioè i centri storici, si depauperano e si impoveriscono, perché i ceti borghesi fuggono verso le periferie moderne e superaccessoriate, con autostrade, sicurezza privata e centri commerciali, innescando una perdita di identità culturale delle città.

Quello che emerge dal Wuf, allora, è che questi nuovi cambiamenti vanno governati con sinergie internazionali, fra città, scambiano buone pratiche fra amministratori. Perché oggi non sono più gli stati nazioni a proporsi come i protagonisti di questi cambiamenti, ma direttamente le città. Eminenti studiosi e geografi, come Saskia Sassen, ad esempio, parlano di città-globale per intendere questa nuova realtà politica e territoriale capace di essere motore industriale e volano di sviluppo per interi territori, superando gli angusti confini degli stati nazione. La Sassen, infatti, spiega come numerose metropoli mondiali si siano sviluppate all’interno di mercati transnazionali e abbiano più caratteri in comune tra loro che con i rispettivi contesti nazionali. New York è più simile a Shangai o Londra di quanto lo sia alla campagna rurale dell’Arizona. In questo solco, molte città italiane, ad incominciare da Napoli, possono ambire ad una nuova leadership. Così come i protagonisti delle Rivoluzione Industriale sono state le capitali del Nord Europa, le città del Sud del Mondo possono essere le protagoniste della rivoluzione post-industriale.

Proprio Napoli, infatti, potrebbe essere la prima città-metropolitana a costituirsi, a più di vent’anni dalla legge che ne decretò la nascita solo sulla carta. Spero, quindi, che la città che amministro potrà proporsi anche come laboratorio in questo senso. Abbiamo le risorse, e soprattutto la voglia, di dimostrare come le autonomie possono essere il motore del rilancio del nostro paese.

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