Rispondo all’autore che ha scritto quella che considero la più bella favola napoletana: Colapesce. Non è obbiettivo mio e della mia amministrazione allontanare la città e i napoletani dal mare. Al contrario è mio desiderio aprire un varco verso il mare, consentire che questo torni a bagnare la città.

Nella sua missiva e nell’intervista telefonica Lei attribuisce alla Coppa America sventure che caratterizzano Napoli dal dopoguerra. Mi sembra un atto ingeneroso attribuirle tutte alla mia amministrazione. La guerra fredda e la rimappatura egemonica tra Occidente e blocco sovietico fece si che una informale “cortina di ferro” passasse proprio per Napoli, militarizzandone il porto e innalzando un muro non meno vergognoso, ma molto meno conosciuto, di quello che ha diviso Berlino fino al 1989.

Per quello che io sappia le sventure che Lei racconta cominciano da lì, dall’intendere Napoli non più come acqua mischiata da diverse correnti ma come una frontiera. Brandelli di questo muro ancora esistono in alcuni tratti della nostra comune città.

L’area orientale del porto vede lembi di territorio strappati alla città e all’azione amministrativa di questa. Su quel demanio vive una infelice baraccopoli. Ho chiesto alle autorità competenti lo stralcio di quell’area per poterla restituire alla città con un parco e, al contempo, per poter dare alle donne e agli uomini che oggi vivono nella baraccopoli una sistemazione più decorosa.

Lei parla di Mergellina e di Santa Lucia come luoghi oggi lontani dal mare. Io intendo la Coppa America di Vela un’utile occasione per avvicinare la città al mare. Non mi riferisco solo alla ricaduta economica che investirà albergatori e ristoratori e, spero, creerà anche posti di lavoro. Ma per un breve tratto del nostro comune lungomare rimuoveremo anche la scogliera di massi bianchi facendo riscoprire parte la struttura borbonica che oggi molti ignorano.

Rivedrà la luce quel muro leggermente concavo che permetteva alle onde di infrangersi e di retrocedere spettacolarmente. In quel punto sorgerà una piccola spiaggia, una seconda piccola spiaggia, e quando avverranno le “la bella giornata” ci sarà uno spazio in più per poter guardare da vicino, da ancora più vicino, il mare.

Caro La Capria il mio auspicio, l’auspicio del sindaco di Napoli, e che “la bella giornata” possa accadere nei giorni delle gare di vela. Così da far conoscere Napoli a tutto il mondo che ama il mare. Far sapere che il mare a Napoli ha un valore in più perchè spugna una città non impermeabile ma porosa.

Per qualche istante, poco nella storia carrabile della più bella strada al mondo, via Caracciolo sarà chiusa al transito delle macchine. Se questo susciterà qualche bestemmia in qualche incallito automobilista per me sarà comunque una benedizione perchè quella strada, sgombra di automobili, suole spesso riempirsi di gente pronta a godere “la bella giornata”.

Caro La Capria il mio invito è a non essere scettici a prescindere. Io l’aspetto a Napoli, in una città che non vive più sotto l’offesa morale della spazzature in strada e che rivuole il suo mare. L’America’s Cup è solo una utile occasione.

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