Li chiamano gli ultimi, i disperati, i senza speranza. Per noi sono donne e uomini in difficoltà da aiutare, da non lasciare indietro. Abbiamo pensato a loro con una delibera che prevede la realizzazione di una lavanderia industriale in alcuni locali del Centro di prima accoglienza (l’ex Dormitorio pubblico) di via De Blasiis. Il progetto è semplice: creare una possibilità concreta di lavoro per «senza fissa dimora» che sono censiti e contattati dai servizi comunali.
Ai tagli spietati della spending review che colpiscono sempre i più deboli rispondiamo con la solidarietà, con le mani tese per abbracciare e non con le mani in tasca dell’indifferenza.
La lavanderia «industriale» sarà destinata ad offrire un servizio ad alberghi, strutture ospedaliere o ambulatori. Ci lavoreranno una decina di persone riunite in una cooperativa sociale di tipo B (cioè con prevalenza di soggetti svantaggiati) e ne potranno far parte sia gli ospiti del Centro di prima accoglienza (attualmente sono 110), sia persone senza fissa dimora in contatto con altre strutture comunali o territoriali. Persone che costituiscono la nuova fisionomia sociale dei senza fissa dimora: non più solo, o prevalentemente, persone anziane, ma giovani,stranieri o persone temporaneamente in difficoltà, come padri o madri separati. Cerchiamo uno sponsor per l’ allestimento dei servizi mentre noi abbiamo già predisposto i locali. Vogliamo lavare nell’ex dormitorio pubblico i panni sporchi con il sapone della fratellanza e dell’amore. E ci serve la mano di chi come noi vede l’altro, quello che chiamano l’ “ultimo”, come un fratello da aiutare.

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‪Diario‬ del 15 Agosto 2015