Anche in politica i sentimenti contano. Voglio allora iniziare da questi. Sono deluso e dispiaciuto sul piano umano della decisione e della modalità con cui l’assessore Pino Narducci ha deciso di lasciare il suo incarico in Giunta.
Pino era infatti un collega che stimavo ed anche un amico. Sul piano professionale e politico, nutro la stessa delusione e lo stesso dispiacere. Perchè questo ho provato nel leggere la lettera di dimissioni e le motivazioni che le sostengono. L’ho scelto, infatti, perchè garantisse a questa amministrazione di essere totalmente impermeabile al crimine organizzato e alla corruzione, lavorando sul tema dei contratti e delle gare, terreno in cui da sempre si annida il rischio del malaffare e che alimenta il circuito criminale. Su questo tema, quello che doveva essere il suo principale campo di intervento, non ho potuto registrare un significativo contributo da parte sua, tanto che personalmente sto operando per introdurre cambiamenti fondamentali su tale fronte e, ad oggi, l’ho fatto senza il suo apporto.
Doveva realizzare una struttura efficace contro la corruzione e il malaffare ma non ha portato nessun risultato in tal senso: il protocollo anticorruzione firmato col Governo e la riforma della macchina organizzativa, non a caso, sono il frutto dell’attività dall’amministrazione a prescindere dal suo contributo, mai arrivato. Anche il potenziamento e il miglioramento dell’Avvocatura, che ponesse un freno alle spese superflue e inutili, non sono stati condotti in porto.

Molto, inoltre, avevo investito sul ruolo di Narducci in merito alla lotta all’evasione fiscale per favorire la riscossione tributaria, attraverso una sinergia fra il suo assessorato e la polizia municipale. Nessuna proposta politica rilevante anche da questo punto di vista. Ecco la delusione politica che si affianca a quella personale e che speravo di superare, in vista di un nuovo anno di governo, grazie ad un rinnovato impegno da parte di un assessore in cui riponevo la massima fiducia professionale e personale, rilanciando la necessità di un suo intervento maggiore su questi temi. Narducci è sempre stato coinvolto e ascoltato.
Da me e da tutta la Giunta, la quale non è mai venuta meno al sentimento di rispetto e di fiducia nei suoi confronti. Così come mai è venuta meno la pratica del dibattito e del confronto sui provvedimenti e sugli atti dell’amministrazione, rispetto a cui si è sempre perseguito l’obiettivo di una sintesi tesa all’interesse della città.

Sulla vicenda della transazione con la Romeo Spa, abbiamo registrato anche il suo contributo alla stesura dell’atto deliberativo, nato con lo scopo di sfruttare al meglio il rapporto ereditato con il gestore. Le sentenze definitive infatti condannano il Comune al pagamento dei crediti. Si è dunque cercato l’accordo per far in modo che la Romeo incentivasse la vendita del patrimonio immobiliare consentendoci di ottenere la liquidità necessaria da impegnare negli investimenti, in un quadro politico nazionale che vede gli enti locali drammaticamente penalizzati dai tagli del governo. Stesso spirito di salvaguardia dell’interesse pubblico ci ha guidati nella scelta dell’internalizzazioni dei lavoratori dell’Asia: si è deciso infatti di rompere con la politica dei subappalti privati che in questi anni ha alimentato la corruzione e l’infiltrazione, all’interno della pubblica amministrazione, soprattutto da parte delle mafie, garantendo in questo modo la pulizia della città che, non a caso, è da un anno libera dai rifiuti.

Infine il tema del bilancio, approvato in Giunta con l’unanime condivisione di dover tener conto di quanto rilevato dalla Corte dei Conti, come testimonia l’adozione di una delibera specifica a riprova che, pur nelle grandi difficoltà finanziarie ereditate, mai è stata offuscata l’attenzione verso l’accertamento della verità nei conti. Si tratta di provvedimenti presi sempre nel rispetto della legge, rispetto a cui questa amministrazione non prende e non prenderà mai da nessuno lezioni ‘ex cathedra’, soprattutto tenendo conto che la legalità non si strumentalizza a fine politico ma si pratica nell’interesse collettivo. E’ invece accaduto, e lo dico con grande amarezza umana, che l’assessore prendesse però le distanze dagli atti approvati a mezzo stampa, disconoscendo il confronto e la mediazione raggiunta con tutta la squadra di governo. Probabilmente con l’intento di gestire in proprio la sua immagine sfruttando i media e privilegiando, quindi, il suo rapporto con i mezzi di informazione rispetto a quello con il sindaco, con cui non ha avuto il buon senso e il buon gusto di parlare nemmeno in questo frangente, nemmeno quando ha scelto di dimettersi, per altro con una tempistica che può anche lasciar pensare ad una volontà di colpire l’amministrazione in un passaggio delicato come quello che stiamo vivendo: la discussione e l’approvazione del bilancio in Consiglio Comunale.

Abbandonare la nave nel momento di difficoltà è semplice, ma non è un comportamento che può essere compatibile con la nostra sfida: dare a Napoli un nuovo volto, dare a Napoli una nuova speranza. Non nascondo l’amarezza provata: per me era un assessore di punta e di riferimento, che ho difeso anche quando il suo operato era lesivo per la compattezza della stessa Giunta, oppure quando cozzava con la città dei diritti, soprattutto dei più deboli, che vogliamo realizzare. E’ accaduto spesso, infatti, che Narducci travalicasse il mandato dell’indirizzo politico spettantegli, interferendo con la legittima azione amministrativa, tanto da essere soggetto, seppur indirettamente, ad una sentenza critica in sede giudiziaria che ha infatti riconosciuto la legittimità dell’azione amministrativa stigmatizzando il comportamento dello stesso assesore. Così come spesso è accaduto che declinasse la politica non come risoluzione dei problemi volta alla tutela dei più deboli nell’orizzonte della legalità e del diritto, ma come cieca intransigenza e furioso formalismo della norma, spesso paradossalmente accanendosi con i più deboli, arrivando a confondere legalità formale con legalità sostanziale, strumentalizzando politicamente il rispetto della legge e della Costituzione che devono necessariamente realizzare la giustizia sociale (penso a quanto accaduto con la vicenda di via Bologna).

Unica attenzione, infine, era da lui rivolta ad un ‘certo modo’ di intendere la polizia municipale, rispetto a cui il suo operato non sempre ha prodotto risultati apprezzabili, arrivando perfino a criticare, in totale isolamento, il progetto di pedonalizzazione del Lungomare, attuato con uno straordinario e meritorio impegno del corpo a cui va tutta la mia gratitudine. Nonostante tutto, fino alla fine, fino ad oggi, anche in vista del raggiungimento di un anno di governo che deve spingere tutti, in primis il sindaco, ad una riflessione per il miglioramento, ho creduto fosse possibile un cambiamento nell’atteggiamento umano e nel comportamento politico, sperando si potesse arrivare ad una sintesi nell’interesse della città. Certo non su quei valori e quei principi che non si perseguono solo in magistratura, ma anche e soprattutto in politica, quando la politica si realizza come noi la intendiamo: discontinuità col passato, legalità sostanziale, diritti di tutti, giustizia sociale.

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