A Napoli si muore per mano della camorra. Anche quando con la camorra non si ha nulla a che fare. Si muore in questo modo tragico con una cadenza inaccettabile. Si muore come in una guerra. Una guerra combattuta senza eserciti e carri armati, consumata all’interno di un paese democratico e in apparente stato di pace. Fattori, questi ultimi, che rendono tale guerra ancora più assurda, più assurda delle altre tradizionali guerre. Una guerra che ha generato 160 morti ammazzati innocenti. Un numero intollerabile.

A Napoli la camorra esiste, in strada e troppo spesso nei palazzi della politica e delle istituzioni. Da Napoli si è ormai irradiata anche oltre i confini nazionali, infettando il mondo del lavoro e dell’economia, della finanza e della sanità, dei rifiuti e dell’edilizia. Sfruttando la disoccupazione e la crisi finanziaria infiltra il tessuto sociale, prestandosi a trovare serbatoi di voti da consegnare ad una politica connivente e debole.

È necessaria una risposta corale, che coinvolga tutta la società e tutte le istituzioni. Una risposta radicale che non riduca il fenomeno camorristico al solo controllo militare del territorio per la gestione degli affari illeciti e che, quindi, non si esaurisca nella sola repressione, che pure è fondamentale perchè il territorio deve essere presidiato dalle forze dell’ordine e deve esserci la conseguente reazione da parte della giustizia.

Una risposta che deve muovere da chi ‘gestisce la cosa pubblica’ in un esercizio quotidiano e costante, respingendo il tentativo criminale di allungare le mani, lavorando ad una legislazione efficace. E soprattutto il tessuto sociale, evitare che la camorra diventi egemone culturalmente, invertendo un modello che vuole ridurre, in particolare i giovani, ad essere solo consumatori acritici del mercato.

Mi ha emozionato e anche confortato, in questo senso, l’incontro con Rosanna, la fidanzata di Pasquale. Nemmeno per un momento ho letto la rassegnazione nei suoi occhi, ma invece una voglia di lottare e di impegnarsi. Quello contro il crimine organizzato non solo è stato l’impegno della mia vita ma è anche quello che ogni giorno, con questa esperienza di amministratore, sto cercando di portare avanti. Perchè esiste anche altro dalla camorra ed esiste in questa stessa città: nella sua cittadinanza, nella sua politica, nelle sue istituzioni.

Questo altro è la speranza del paese: donne e uomini impegnati quotidianamente nella lotta al crimine e alla infiltrazione delle mafie proprio in quei posti in cui lavorano, vivono, si attivano. Per questo non posso che essere, come sempre sono stato e sempre sarò, al fianco dei miei cittadini, anche e soprattutto in occasione di quelle iniziative pubbliche, e spero siano davvero tante, che si terranno per sensibilizzare alla lotta contro la camorra. Soprattutto oltre questo momento, dove più forte è l’impatto emotivo collettivo, perché si possa dare continuità a queste iniziative di ripresa dello spazio da parte dei cittadini.Uno spazio che si chiama Napoli, ma si chiama anche Italia. Uno spazio liberato dalle mafie.

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