La spending review che riguarda anche il sevizio sanitario sembra essere, a detta dei tecnici che ci governano, un provvedimento necessario per rispondere alla crisi. Ma la preoccupazione che molti cittadini vivono in queste ore, riguardo la chiusura dei presidi sanitari, è più che legittima, perchè il taglio di posti letto per far cassa avrà un impatto drammatico su un loro diritto primario, stabilito dalla Costituzione: il diritto alla salute e quindi alla cura.

Sono fortemente convinto dell’importanza di razionalizzare i servizi evitando gli sprechi, ma sono altrettanto fortemente convinto dell’importanza di difendere il sistema sanitario nazionale pubblico come bene comune, fondato sul diritto alla salute e alla cura, di difendere il welfare state che rappresenta una delle conquiste più importanti dell’Europa democratica e che, nella sua ispirazione di fondo, era volto ad evitare l’affermarsi di un doppio livello: un sistema di servizi, fra cui quello sanitario, per i ricchi ed uno per i poveri, magari piegato ad essere un bancomat da cui attingere per mezzo di operazioni di risparmio e decurtazione di fondi.

A Napoli abbiamo approvato un bilancio difficile, penalizzato da una drammatica eredità di cassa e dai tagli pesantissimi nei trasferimenti imposti dal governo, ma lo abbiamo approvato senza togliere un euro alle politiche sociali, anzi aumentando gli stanziamenti rispetto al precedente bilancio, scegliendo di contrastare le sacche di spreco delle risorse pubbliche laddove veramente si annidano. Si può fare, lo può fare anche il governo. Altrimenti le ripercussioni sulla tenuta sociale saranno ingestibili, e lo dico da sindaco che vede la conflittualità legittima direttamente negli occhi dei cittadini, essendo il primo livello istituzionale e sul territorio con cui i cittadini stessi si relazionano. Per loro, i tecnici, questa politica è razionalizzare, per i cittadini è privazione di diritti, contrazione democratica.

Per noi, sindaci, è la sofferenza della nostra gente, dunque inaccettabile.

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